SEZIONE F

F 50 SELVICOLTURA GENERALE E SPECIALE - SELVICOLTURA GENERALE condizioni di minore evapotraspirazione e dove le frequenti frane offrono spazi liberi per l insediamento; salendo di quota l ontano nero viene sostituito dall ontano bianco e cambiano le specie di salice. Sempre in montagna, boschi e boscaglie igrofile a legno tenero si espandono sulle pendici a plaghe più o meno piccole, dove si hanno condizioni di umidità sufficiente. I campi e i prati falciabili umidi, una volta abbandonati, sono invasi da pioppo tremulo, ontano nero e anche betulla. Le depressioni di pendice e le pendici ombrose possono ospitare piccoli popolamenti di salicone sostituito, alle quote subalpine, dal salice appendicolato. Anche sui suoli freschi delle pendici di montagna, alle formazioni a legno tenero fa riscontro una formazione di specie (grandi alberi) a legno duro, propria dei suoli più maturi (®aceri-frassineti e aceri-tiglieti ). Nella fascia subalpina le boscaglie a salice (specie diverse secondo il substrato) si formano sui ghiaioni influenzati dalle acque di scorrimento che scendono dai nevai soprastanti. Le pendici stabili esposte a nord e i pascoli umidi abbandonati sono occupati da alneti di ontano verde. Caratterizzazione fisionomica alneti di ontano nero. Popolamenti arborei, spesso tenuti a ceduo, per la produzione di tronchetti destinati, soprattutto in passato, alla fabbricazione di zoccoli o di altri prodotti di intaglio. L accrescimento dei polloni è rapido. Altitudine da 100 a 700 m. Gli alneti ripicoli si collocano lungo corsi d acqua permanenti, sui greti ciottolosi o ghiaiosi, con eventuali risalite sulle scarpate. Si alternano ai saliceti di ripa collocandosi nelle condizioni più evolute o meno disturbate. Gli alneti di invasione derivano da colonizzazione di prati umidi a coltura abbandonata. Gli alneti perilacustri hanno un vistoso sottobosco di erbe alte. Si incontrano alneti misti con frassino maggiore, salice bianco, pado, farnia, robinia, viburno opalo, frangola. Quando l ontano chiude la copertura, tende a escludere l ingresso di altre specie arboree. In passato nel Friuli orientale questa specie veniva piantata nei prati per aumentare la produzione di fieno. Dato che le radici degli ontani formano simbiosi con batteri azotofissatori (gen. Frankia), si verifica un arricchimento di azoto del suolo. Ora in questi luoghi l ontano è naturalizzato. alneti di ontano napoletano. Boschi di alto fusto, anche con piante di grosse dimensioni. Presenti in Campania e in Calabra, sono frequenti fra le faggete della Campania, spesso come reazione a tagli di intensità eccessiva. L ontano napoletano, introdotto in altre regioni, forma popolamenti di impianto lungo le scarpate di strade e frane; invadenti di castagneti degradati (Apuane e Garfagnana). alneti di ontano bianco. Boschi raramente formati da grandi alberi, in alluvioni recenti di fondovalle alpini, talvolta su versanti, fra 800 e 1.400 m. Sostituiscono i saliceti arbustivi man mano che i greti si stabilizzano ed evolvono. Su suoli idromorfi ghiaioso-ciottolosi, in posizioni soggette a ulteriore deposito di materiali grossolani (inghiaiamento). Si trovano anche in ricolonizzazione di prati-pascoli con suolo fresco del fondo dei versanti. A differenza dell ontano nero, l ontano bianco evita i suoli con ristagno di acqua. alneti di ontano verde. Popolamenti arbustivi, di suoli silicatici, densi, con fusti sciabolati, alti 3-4 m, grossi 6-7 cm. Non si evolvono facilmente a causa della loro copertura (di chiome basse) e della densità rafforzata dall emissione di polloni radicali. Possono ospitare singole piante di larice e di sorbo degli uccellatori. F01_3_Vegetazione_Forestale.indd 50 5/30/18 7:51 AM s g p s S la r s g s c s p d im d v F p b c s s s s q p s s t p s v m a a o f c l

SEZIONE F
SEZIONE F
SELVICOLTURA GENERALE E SPECIALE
La Selvicoltura può essere definita come l’insieme di tutte quelle attività di governo e coltivazione svolte nei boschi, per scopi diversi, e che rappresentano la risposta alle esigenze, dei singoli e delle comunità, che si vengono a determinare in un particolare momento storico e in uno specifico contesto sociale.In senso stretto le attività consistono essenzialmente nel taglio degli alberi, ossia nella raccolta della produzione legnosa, condotto in modo tale da assicurare la ricostituzione (rinnovazione) del soprassuolo. Nella pratica della Selvicoltura rientrano anche l’impianto di alberi e tutte le fasi di produzione delle piantine in appositi vivai, fino alla loro messa a dimora in terreni precedentemente destinati a prato o coltivo, oppure là dove il soprassuolo adulto è stato abbattuto e si è preferito fare ricorso alla rinnovazione artificiale.L’Economia forestale (Selvicoltura in senso lato) comprende non solo l’ecologia forestale (presupposto necessario all’adozione di buone forme di intervento), ma anche i criteri di misurazione del volume degli alberi, di pianificazione delle operazioni su ampie superfici forestali, di difesa del bosco da agenti dannosi e da incendi, di gestione della fauna selvatica di applicazione e rispetto delle norme che le istituzioni pubbliche fissano per inquadrare le operazioni selvicolturali (nel quadro dell’economia del territorio) e, infine, delle modalità, di verifica che ci assicurano che prodotti o servizi, ottenuti dai boschi, siano conformi ai requisiti indicati da norme o regole. Per questo è indispensabile una profonda conoscenza dei tipi di bosco presenti nelle diverse Regioni italiane e delle tecniche selvicolturali più appropriate. Si deve anche prestare attenzione ai caratteri del legno, che in parte conseguono alle specie coltivate e alle modalità di crescita degli alberi, e al modo in cui la produzione legnosa viene raccolta e trasportata dal bosco alla strada.Nella presente Sezione F del Manuale dell’Agronomo si è anche fatto un breve cenno a quelle specie legnose che sono importanti per il loro significato ecologico, per il pregio estetico e talvolta per particolari beni forniti, o che non formano complessi boscati, ma compaiono allo stato sporadico. In tal modo si è inteso fornire un quadro d’insieme, quanto più possibile aggiornato e completo, dei diversi campi tecnici e applicativi della selvicoltura.Coordinamento di SezionePietro PiussiRealizzazione e collaborazioniGiovanni Bernetti, Stefano Berti, Massimo Bianchi, Paolo Casanova, Piermaria Corona, Luigi Damiani, Roberto Del Favero, Maria Nives Forgiarini, Giovanni Hippoliti, Amerigo Alessandro Hofmann, Alberto Maltoni, Enrico Marchi, Anna Memoli, Lorenzo Pini, Pietro Piussi, Aldo Pollini, Andrea Tani, Giuliana Torta