3.6.1 Aspetto e localizzazione dei querceti di cerro
F 56 SELVICOLTURA GENERALE E SPECIALE - SELVICOLTURA GENERALE I querceti di cerro e di roverella coprono la maggior parte della superficie forestale italiana. La rovere si presenta allo stato residuale, raramente addensata in boschetti. Il farnetto viene qui considerato come componente dei querceti di cerro. Per le formazioni a farnia ®querco-carpineti. 3.6.1 Aspetto e localizzazione dei querceti di cerro Caratterizzazione fisionomica generale. Popolamenti puri o misti in cui il cerro è la specie fisionomicamente dominante. Dall Emilia-Romagna all Umbria prevalgono i cedui, dal Lazio verso sud i boschi d alto fusto, con superficie massima in Basilicata. Possono consociarsi molte latifoglie, dal faggio al leccio, determinando un ampia gamma di tipi. Caratterizzazione fisionomica delle sottounità. Popolamenti di fertilità da ottima a discreta, distinti in 5 sottounità principali, secondo fascia di vegetazione e ubicazione. Cerrete submontane: a quote fra 600 e 1.000 m, su suoli silicatici, con partecipazione di faggio, carpino nero e bianco, castagno, acero montano e opalo. L esposizione prevalentemente a sud, l inclinazione del terreno e la presenza di specie del sottobosco infiammabili (brachipodio rupestre, ginestra dei carbonai) le rendono soggette a incendi. Cerrete collinari mesofile: a quote fra 300 e 700 m, in posizioni interne, su suoli silicatici, anche argillosi. Sempre miste col carpino bianco e/o col carpino nero, mescolanza arricchita da acero opalo, ciavardello, ciliegio, roverella e, raramente, rovere; spesso è un denso strato di arbusti: biancospino, pruno spinoso, sanguinella. Nei suoli più silicatici sono presenti anche castagno, erica arborea e scoparia, ginestra dei carbonai ed eventualmente pino marittimo. Cerrete mediterranee: limitate a colline della Maremma Toscana, con leccio e sughera. Il cerro, come matricina dei cedui, domina un piano di leccio e altri elementi di macchia. Nella transizione con le cerrete mesofile, la mescolanza fra le sempreverdi e le caducifoglie determina un elevato grado di biodiversità di specie arboree. Cerrete meridionali di cerro e farnetto: da collinari ad alto-collinari, su terreni di varia natura, sempre profondi; mescolanza ricca con acero opalo e campestre, ciavardello, carpino orientale, corniolo, ecc. Possibile strato arbustivo a biancospino e pruno spinoso. Nel Lazio esistono esempi planiziari e costieri (es. Castelporziano e Sabaudia). Cerrete xerofile con roverella e orniello: soprattutto submontane, su suoli superficiali silicatici, silicatico-argillosi e anche marne. Esposizioni a sud, ambienti più o meno dirupati o degradati, fertilità ridotta. Mescolanza limitata a roverella e orniello, con carpino nero confinato negli avvallamenti. Radure a ginestre o a brachipodio rupestre. Molto soggette agli incendi. Localizzazione dei querceti di cerro. Le cerrete sono ben rappresentate in EmiliaRomagna, Toscana e Umbria. Sulle colline vulcaniche del Lazio e su quelle arenaceoargillose di Molise e Basilicata sono frequenti i boschi di alto fusto. Sui rilievi calcarei, in particolare sull Appennino centro-meridionale, il cerro perde di importanza a favore della roverella. 3.6.2 Aspetto e localizzazione dei querceti di roverella Caratterizzazione fisionomica generale. Cedui semplici matricinati o cedui composti. Possibili mescolanze ricche di specie arboree o arbustive, comprese le mediterranee. Su suoli molto superficiali, la fisionomia può degradare a boscaglia. I rari popolamenti di alto fusto della Toscana e dell Umbria sono composti da piante tozze e ramose perché in origine destinati al pascolo della ghianda. F01_3_Vegetazione_Forestale.indd 56 5/30/18 7:51 AM C g s r n n a n e d s tr tu c c d r a a L s e q c a s fa li e L A c 3 C u m s C tà q 1 s s fi M e
SEZIONE F
SELVICOLTURA GENERALE E SPECIALE
La Selvicoltura può essere definita come l’insieme di tutte quelle attività di governo e coltivazione svolte nei boschi, per scopi diversi, e che rappresentano la risposta alle esigenze, dei singoli e delle comunità, che si vengono a determinare in un particolare momento storico e in uno specifico contesto sociale.In senso stretto le attività consistono essenzialmente nel taglio degli alberi, ossia nella raccolta della produzione legnosa, condotto in modo tale da assicurare la ricostituzione (rinnovazione) del soprassuolo. Nella pratica della Selvicoltura rientrano anche l’impianto di alberi e tutte le fasi di produzione delle piantine in appositi vivai, fino alla loro messa a dimora in terreni precedentemente destinati a prato o coltivo, oppure là dove il soprassuolo adulto è stato abbattuto e si è preferito fare ricorso alla rinnovazione artificiale.L’Economia forestale (Selvicoltura in senso lato) comprende non solo l’ecologia forestale (presupposto necessario all’adozione di buone forme di intervento), ma anche i criteri di misurazione del volume degli alberi, di pianificazione delle operazioni su ampie superfici forestali, di difesa del bosco da agenti dannosi e da incendi, di gestione della fauna selvatica di applicazione e rispetto delle norme che le istituzioni pubbliche fissano per inquadrare le operazioni selvicolturali (nel quadro dell’economia del territorio) e, infine, delle modalità, di verifica che ci assicurano che prodotti o servizi, ottenuti dai boschi, siano conformi ai requisiti indicati da norme o regole. Per questo è indispensabile una profonda conoscenza dei tipi di bosco presenti nelle diverse Regioni italiane e delle tecniche selvicolturali più appropriate. Si deve anche prestare attenzione ai caratteri del legno, che in parte conseguono alle specie coltivate e alle modalità di crescita degli alberi, e al modo in cui la produzione legnosa viene raccolta e trasportata dal bosco alla strada.Nella presente Sezione F del Manuale dell’Agronomo si è anche fatto un breve cenno a quelle specie legnose che sono importanti per il loro significato ecologico, per il pregio estetico e talvolta per particolari beni forniti, o che non formano complessi boscati, ma compaiono allo stato sporadico. In tal modo si è inteso fornire un quadro d’insieme, quanto più possibile aggiornato e completo, dei diversi campi tecnici e applicativi della selvicoltura.Coordinamento di SezionePietro PiussiRealizzazione e collaborazioniGiovanni Bernetti, Stefano Berti, Massimo Bianchi, Paolo Casanova, Piermaria Corona, Luigi Damiani, Roberto Del Favero, Maria Nives Forgiarini, Giovanni Hippoliti, Amerigo Alessandro Hofmann, Alberto Maltoni, Enrico Marchi, Anna Memoli, Lorenzo Pini, Pietro Piussi, Aldo Pollini, Andrea Tani, Giuliana Torta