o el e: di o e e, uo e a e uei ei a io g- p- e 5 o o o- o, di e- e à GOVERNO E TRATTAMENTO DEI BOSCHI F 7 Il termine disetaneo si applica a soprassuoli in cui la struttura per diametri, risultato di un particolare tipo di trattamento, assume un andamento esponenziale inverso, mentre le differenze di età, pur esistenti, non sono individuabili senza esami specifici. In questi casi la struttura spaziale è multiplana. La struttura spaziale non può essere considerata, quasi automaticamente, come espressione della struttura cronologica. Nel bosco coetaneo si possono riconoscere stadi evolutivi, ossia strutture correlate con età e sviluppo dimensionale degli alberi. Il progressivo passaggio da uno stadio all altro è accompagnato da una riduzione numerica: le cause prevalenti di mortalità sono diverse nei vari stadi. Le cifre di riferimento (orientative) sono relative a soprassuoli di conifere che a maturità raggiungono un altezza dominante di 30 m e oltre. 1. Tagliata a raso: il soprassuolo è assente. 2. Novelleto (se di origine naturale) o posticcia (se di origine artificiale): statura inferiore a 2 m; accrescimento longitudinale crescente, suscettibilità alla concorrenza di erbe e arbusti, a danni da macrofauna selvatica e domestica e alle gelate, tutti fattori che possono provocare danni gravi agli alberi o la loro morte. 3. Spessina: statura compresa tra 2 e 10 m, diametro della pianta dominante inferiore a 10 cm; accrescimenti longitudinali sostenuti, inizio del disseccamento dei rami bassi, mortalità causata dalla concorrenza intra- o interspecifica. 4. Perticaia: statura compresa tra 10 e 20 m, accrescimenti ancora sostenuti, progressivo disseccamento della parte inferiore della chioma, mortalità dovuta a concorrenza. 5. Fustaia: statura superiore a 20 m, accrescimento longitudinale decrescente, accrescimento diametrale ancora sostenuto, mortalità dovuta a parassiti e meteore. Le tecniche selvicolturali si possono comprendere meglio se si conoscono i caratteri delle fasi di sviluppo che si susseguono nel tempo in ecosistemi forestali nei quali l azione di disturbo dell uomo è assente; queste fasi si possono studiare nelle foreste vergini di cui esistono pochi lembi relitti e, meno chiaramente, nei soprassuoli in cui le utilizzazioni sono cessate da molto tempo. Le fasi di sviluppo che rappresentano la storia di una generazione di alberi si possono inquadrare, in modo assai semplificato, come segue. 1. Fase di rinnovazione: insediamento progressivo di novellame sotto la copertura di alberi vecchi che, morendo, aprono delle chiarie in cui affluisce la luce e si riduce la competizione per acqua e nutrienti. 2. Fase di competizione: aumento della densità del novellame in seguito all aumentare e all allargarsi delle chiarie dovuti al procedere della mortalità della vecchia generazione; tra gli individui giovani inizia la competizione, la differenziazione sociale e la mortalità. 3. Fase di stabilizzazione (o fase ottimale): la nuova generazione costituisce un piano di chiome compatto che blocca l accesso di nuovi individui e accelera la morte di quelli dominati; la biomassa raggiunge i valori più elevati e la struttura verticale è monoplana. 4. Fase di decadenza: l età avanzata determina la morte progressiva degli alberi sotto i quali si insedia una nuova generazione. Questa fase si sovrappone quindi alle fasi di rinnovazione e di competizione e genera in tal modo una struttura multiplana. F 1.1.2 La stazione. Si intende per stazione un area topograficamente definita sulla quale dominano condizioni ecologiche uniformi e nella quale è quindi possibile adottare uguali interventi selvicolturali. anzitutto caratterizzata da altitudine, esposizione, pendenza e accidentalità del terreno. La conoscenza della vegetazione forestale potenziale, ossia la copertura forestale che potrebbe esistere in un dato luogo se la dinamica F01_1_Selvicoltura_Generale.indd 7 14/06/18 18:58
SEZIONE F
SELVICOLTURA GENERALE E SPECIALE
La Selvicoltura può essere definita come l’insieme di tutte quelle attività di governo e coltivazione svolte nei boschi, per scopi diversi, e che rappresentano la risposta alle esigenze, dei singoli e delle comunità, che si vengono a determinare in un particolare momento storico e in uno specifico contesto sociale.In senso stretto le attività consistono essenzialmente nel taglio degli alberi, ossia nella raccolta della produzione legnosa, condotto in modo tale da assicurare la ricostituzione (rinnovazione) del soprassuolo. Nella pratica della Selvicoltura rientrano anche l’impianto di alberi e tutte le fasi di produzione delle piantine in appositi vivai, fino alla loro messa a dimora in terreni precedentemente destinati a prato o coltivo, oppure là dove il soprassuolo adulto è stato abbattuto e si è preferito fare ricorso alla rinnovazione artificiale.L’Economia forestale (Selvicoltura in senso lato) comprende non solo l’ecologia forestale (presupposto necessario all’adozione di buone forme di intervento), ma anche i criteri di misurazione del volume degli alberi, di pianificazione delle operazioni su ampie superfici forestali, di difesa del bosco da agenti dannosi e da incendi, di gestione della fauna selvatica di applicazione e rispetto delle norme che le istituzioni pubbliche fissano per inquadrare le operazioni selvicolturali (nel quadro dell’economia del territorio) e, infine, delle modalità, di verifica che ci assicurano che prodotti o servizi, ottenuti dai boschi, siano conformi ai requisiti indicati da norme o regole. Per questo è indispensabile una profonda conoscenza dei tipi di bosco presenti nelle diverse Regioni italiane e delle tecniche selvicolturali più appropriate. Si deve anche prestare attenzione ai caratteri del legno, che in parte conseguono alle specie coltivate e alle modalità di crescita degli alberi, e al modo in cui la produzione legnosa viene raccolta e trasportata dal bosco alla strada.Nella presente Sezione F del Manuale dell’Agronomo si è anche fatto un breve cenno a quelle specie legnose che sono importanti per il loro significato ecologico, per il pregio estetico e talvolta per particolari beni forniti, o che non formano complessi boscati, ma compaiono allo stato sporadico. In tal modo si è inteso fornire un quadro d’insieme, quanto più possibile aggiornato e completo, dei diversi campi tecnici e applicativi della selvicoltura.Coordinamento di SezionePietro PiussiRealizzazione e collaborazioniGiovanni Bernetti, Stefano Berti, Massimo Bianchi, Paolo Casanova, Piermaria Corona, Luigi Damiani, Roberto Del Favero, Maria Nives Forgiarini, Giovanni Hippoliti, Amerigo Alessandro Hofmann, Alberto Maltoni, Enrico Marchi, Anna Memoli, Lorenzo Pini, Pietro Piussi, Aldo Pollini, Andrea Tani, Giuliana Torta